13 marzo 2019
Da Ventimiglia a Perinaldo
Itinerario che percorre l'Aurelia verso Levante fino alla zona a mare di Vallecrosia, per puntare poi nell'interno risalendo il corso del torrente di Vallecrosia fino a Perinaldo.
A Oriente degli scavi di Albintumulium la fascia costiera, amministrativamente divisa tra i comuni di Ventimiglia, Camporosso, Vallecrosia e Bordighera, è coperta da un'ininterrotta successione di abitati che, nella piana di Vallecrosia, presentano la concentrazione più massiccia. Qui, dove gli unici spazi non edificati ospitano oggi coltivazioni floricole in serra (il locale Mercato dei Fiori è sede alla fine di ogni anno di un'esposizione di fiori e piante da esportazione), passava in antico la Julia Augusta, di cui rimane un tratto selciato nel greto del torrente, in corrispondenza del ponte moderno ai piedi della collina.
Lungo questo itinerario, chiamato anche attualmente "della strada romana", fu rinvenuta un'ara dedicata ad Apollo, ora murata sulla parete posteriore della chiesa di San Rocco; questa (cui conduce dal ponte, a sinistra, la via omonima) ha l'abside romanica, un tempo cappella dedicata a San Vincenzo (la navata ne è il prolungamento), e lungo il fianco sinistro conserva interessanti pietre lavorate provenienti da un edificio romano della zona.
Proseguendo lungo la strada di penetrazione che si snoda in sponda del torrente, si rasenta, kilometro 5,8, Vallecrosia alta, nucleo originario del vasto agglomerato con evidenti caratteri di emarginazione. Conserva 2 torri di difesa del secolo XVI-XVII: la prima a valle, sopra un roccione; la seconda all'interno dell'abitato, in alto, presso l'oratorio di Santa Maria delle Grazie (caratteristico campaniletto triangolare). La parrocchiale di Sant'Antonio, in basso, è stata ristrutturata nel 1737. Nella valle punteggiata di terrazzamenti floricoli e a vigna, e di qualche raro lembo di uliveto superstite, si lascia a sinistra San Biagio della Cima, così detto perché sovrastato dalla precipite parete di arenaria del Monte Santa Croce, sulla cui sommità si trova una cappella in rovina. Il borgo è disposto lungo il crinale che dalla dorsale della Val Nervia scende verso Levante, e si accentra attorno alla parrocchia dei Santi Sebastiano e Fabiano, chiesa barocca del 1777, a pianta ellittica, ove è custodita una scultura lignea del Maragliano raffigurante San Sebastiano. La strada, sempre seguendo il corso del torrente, che assume qui il nome di Verbone (le coltivazioni floricole cedono il posto a quelle viticole per la produzione di vino Rossese), raggiunge, kilometro 8,5, Soldano, borgo ricordato come castello nel secolo XIII, steso sul pendio che digrada verso un'ansa del torrente Verbone. A Sud del nucleo più antico, di qualche interesse ambientale, è ubicata la barocca parrocchiale di San Giovanni Battista che, affiancata da due loggiati, prospetta su una lunga piazza; all'interno, sul fondo dell'abside, custodisce un polittico di Andrea della Cella. A chiusura della piazza, a mezzogiorno, è l'oratorio, che presenta un portale scolpito in ardesia del 1594. Più avanti, oltre il ponte sul Verbone, la valle si biforca presentando a est, verso il Monte Caggio, un solco boscoso e disabitato. La strada risale a tornanti il contrafforte mediano attraverso un fitto uliveto. Al chilometro 15,5 una breve diramazione a destra conduce a Perinaldo, borgo montano a struttura lineare in posizione strategica sul crinale che chiude a settentrione la valle.
Già feudo di un Conte Rinaldo di Ventimiglia, "Podium Rinaldi", probabilmente fondato nel sesto secolo, fu venduto nel 1230 al genovese Fulcone e nel 1388 a Oberto Doria, del quale rimase a lungo possesso insieme a Dolceacqua. Il castello che lo difendeva ad occidente venne distrutto nel 1672 dai Genovesi. Nacquero a Perinaldo gli astronomi Gian Domenico Cassini (1625-1712) e Giacomo Filippo Maraldi (1665-1729). Il santuario della visitazione, costruito nella seconda metà del 600 ai piedi del borgo (presso il bivio della strada per Apricale), fu orientato pare per intervento del Cassini sulla linea del "Meridiano ligure".
Dalla piazza Santa Croce il corso Matteotti, a destra, porta all'orientale dell'abitato, dove sorgono la chiesa e il convento (abbandonato) di Sant'Antonio, risalente alla seconda metà del secolo XVII. (Proseguendo per breve tratto lungo la strada per San Romolo, grazie a uno straordinario panorama su Apricale a nord ovest, i monti Toraggio, Pietravecchia e Saccarello a Nord, Baiardo e il Monte Ceppo a Nord Est, il Monte Bignone a Est) Prendendo invece da piazza Santa Croce, a sinistra, la via Maraldi, si incontra al numero 20 la casa Maraldi, che possiede i resti dello strumentario astronomico e della biblioteca con opere scientifiche seicentesche. Segue la via del Popolo, che con la via Maraldi costituisce l'asse longitudinale est-ovest di Perinaldo, al termine della quale si apre la piazza del Municipio: in angolo, bella casa canonica; a destra, la parrocchiale di San Nicolò, edificio del 1489 ristrutturato nel secolo XVIII, che a destra dell'ingresso mediano conserva un bel sovrapporta in ardesia (1495) con le insegne dei Doria e l'agnello mistico al centro; l'interno, restituito in parte alle forme primitive, ha colonne in pietra nera dotate di capitelli cubici e un crocifisso ligneo quattrocentesco. Da qui la via Castello sale in breve alla suggestiva piazzetta che chiude a Ovest l'abitato, dove inglobati in vecchie case rurali si intravedono scarsi avanzi dell'antico castello fatto demolire da Genova.
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